Ricerca di senso 2012-3

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Editoriale
Per indirizzare e aiutare gli psicologi, coerentemente con il quadro normativo e deontologico vigente, a osservare i canoni di una corretta condotta nell’ambito della comunicazione mass-mediatica, in particolare quando si riferiscono ad argomenti di attualità e a fatti di cronaca, l’Ordine degli Psicologi del Lazio ha organizzato, nella nuova sede romana di via del Conservatorio 91, una interessante e applauditissima conferenza stampa che ha avuto luogo nella mattinata del 24 maggio 2012.
Con il coordinamento di Paolo Cruciani, Vice-Presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, e grazie agli interventi di Anna Maria Giannini, coordinatrice del Gruppo Linee Guida sull’Etica della professione e comunicazione nei mass media con particolare riferimento all’ambito della cronaca, di Bruno Tucci, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, e di Federica Sciarelli, giornalista e conduttrice televisiva, l’incontro ha approfondito le problematiche legate al fatto che sempre più spesso gli psicologi sono chiamati dai mezzi di comunicazione di massa a esprimere pareri professionali e a proporre riflessioni e interpretazioni su episodi di natura criminale, sulle indagini, sulle predizioni e i suggerimenti operativi, su indagati, imputati, condannati e testimoni, su comportamenti dei singoli protagonisti, su descrizione delle vittime, su analisi delle scene del crimine e del contesto socio-ambientale, ecc. Come è ben chiaro, in tutti questi casi agli psicologi è chiesto di mettere a disposizione competenze di tipo professionale e tecnico-scientifico per favorire e diffondere una maggiore comprensione dei singoli episodi e contribuire a orientare le opinioni e i giudizi del pubblico.
Considerata una situazione complessa, la comunicazione mediatica di massa, prevalentemente connotata da forti profili commerciali, chiama spesso in causa la categoria professionale degli psicologi, che è ovviamente costretta a fornire indicazioni e opportuni richiami al Codice Deontologico, affinché il contributo dei singoli colleghi sia efficace e coerente senza ledere l’immagine professionale o violare i precetti deontologici e, nello stesso tempo, contribuisca alla diffusione delle conoscenze evitando luoghi comuni, generalizzazioni indebite o, peggio ancora, pericolosi «sconfinamenti».
Essendo stato per vari anni membro della Commissione Deontologica dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, posso confermare che il Codice Deontologico degli Psicologi Italiani offre, nel suo complesso di principi generali e precetti puntuali, un quadro completo di disciplina etico-professionale, dal quale possono ricavarsi, in via sia diretta che ermeneutica, anche le regole applicabili alle fattispecie delineate in premessa.
In quanto responsabile dei propri atti professionali e delle loro prevedibili dirette conseguenze, lo psicologo è tenuto a uniformare la propria condotta ai principi del decoro e della dignità professionale e nel contesto della comunicazione mass-mediatica, grazie alla propria formazione, esperienza e competenza, riconosce quale suo dovere quello di aiutare le persone che lo contattano a sviluppare in modo libero e consapevole giudizi, opinioni e scelte.
Nello stesso tempo, come si legge nell’art. 36 del Codice Deontologico, «lo psicologo si astiene dal dare pubblicamente su colleghi giudizi negativi relativi alla loro formazione, alla loro competenza e ai risultati conseguiti a seguito di interventi professionali, o comunque giudizi lesivi del loro decoro e della loro reputazione professionale».
Egli piuttosto, come si legge nell’art. 7, «valuta attentamente, anche in relazione al contesto, il grado di validità e di attendibilità di informazioni, dati e fonti su cui basa le conclusioni raggiunte; espone, all’occorrenza, le ipotesi interpretative alternative ed esplicita i limiti dei risultati».
Sappiamo bene che lo psicologo, tenuto strettamente al segreto professionale, non rivela notizie, fatti o informazioni apprese in ragione del suo rapporto professionale, né informa circa le prestazioni professionali effettuate o programmate. E nello stesso tempo, evitando di semplificare i problemi, di offrire l’illusione di scorciatoie e soluzioni immediate, di fare ricorso ai luoghi comuni, avverte forte l’esigenza di aiutare a cogliere la complessità dei fenomeni, la molteplicità delle interpretazioni, la difficoltà delle scelte operative.
Nel corso della conferenza stampa, con estrema attenzione si è approfondito che lo psicologo, qualora partecipi a trasmissioni televisive e radiofoniche, interviste per riviste e quotidiani, comunicazioni su internet, ecc., deve prendere ovviamente come indispensabile punto di partenza le precauzioni e le cautele previste dal Codice Deontologico; con estremo realismo sono stati indicati dei comportamenti che costituiscono la modalità espressiva della propria dignità professionale.
• Fornire un’immagine della professione che sia coerente con i principi condivisi dalla comunità scientifica e professionale nazionale e internazionale e faccia riferimento a teorie e metodologie consolidate e accreditate nella professione e nella comunità scientifica.
• Evitando di confondere i diversi contesti, lo psicologo avverte l’esigenza di non interpretare segni, linguaggi non verbali, sogni, atteggiamenti o quanto altro, nelle situazioni di comunicazione mediatica e al di fuori del contesto professionale, come pure non proporre diagnosi di alcun tipo, neppure in forma ipotetica, né discutere confermandole o contestando le diagnosi effettuate da altri.
• Ulteriore obbligo è quello di non somministrare o interpretare test psicologici per non dare un’immagine gravemente fuorviante e dannosa per la professione e non commentare azioni o contenuti riportati in video senza premettere che i commenti possono soltanto essere ispirati a piani del tutto probabilistici e non riferirsi alla specifica situazione.
• Avvalendosi della propria formazione, esperienza e competenza, lo psicologo è chiamato a valutare con prudenza l’ipotesi di partecipare a discussioni pubbliche su indagini che non conosce in via diretta e astenersi dal commentare e giudicare gli esiti e le procedure, senza dare l’immagine di sostituirsi ai competenti organi all’uopo investiti.
• Ciò facendo si comprende chiaramente che non esprime convinzioni di colpevolezza o di innocenza delle persone coinvolte né si presta a strategie altrui che comportino il sostegno a una specifica tesi difensiva o accusatoria. Il che vuol dire che, per quanto possibile, lo psicologo è sempre chiamato a verificare che nel montaggio delle trasmissioni o nel testo delle interviste le sue dichiarazioni non appaiano in contrasto con i doveri e gli obblighi esplicitati nel Codice Deontologico.
Eugenio Fizzotti

Approfondimenti

Eugenio Fizzotti
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Esperienze

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Presentazione della nuova edizione dell’autobiografia di Viktor E. Frankl
Martedì 19 giugno 2012 alle ore 20.00 nel salone del Forum Austriaco di Cultura a Roma in viale Bruno Buozzi, 113 ha avuto luogo la presentazione del libro Ciò che non è scritto nei miei libri di Viktor E. Frankl. Sua Eminenza il Cardinale Raffaele Farina, che a motivo dell’età da pochi giorni era stato esentato dal Papa Benedetto XVI dal compito di Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, avendo conosciuto e trascorso molto tempo con Viktor E. Frankl e sua moglie sia nel 1970 che nel 1992, ha fatto un intervento molto interessante e scientificamente valido di presentazione del volume autobiografico del fondatore della logoterapia e analisi esistenziale, di cui era appena uscita la nuova edizione, arricchita di numerose informazioni in un centinaio di note a piè di pagina scritte da Eugenio Fizzotti con l’autorizzazione della signora Elly Frankl.

Aureliano Pacciolla
Il futuro della logoterapia
Congresso internazionale celebrato a Vienna dal 16 al 18 marzo 2012
Su iniziativa del Viktor Frankl Institut di Vienna ha avuto luogo dal 16 al 18 marzo 2012 a Vienna un Congresso Internazionale sulla tematica: Il futuro della Logoterapia, allo scopo di fare il punto sulla situazione nel mondo della logoterapia e analisi esistenziale, ma anche per evidenziare come questo futuro appena prospettato sia già iniziato. Si tratta solo di continuare a sviluppare la dimensione clinica, che in realtà c’è sempre stata ma in futuro sarà indispensabile perché Frankl continui a dare il suo prezioso contributo. Tra gli oltre 70 interventi presentati sono stati solo cinque i più significativi contributi clinici alla psicoterapia e alla ricerca e molti altri sono stati esposti come progetti per applicazioni cliniche. Risulta quindi importante essere informati anche sui progetti perché la collaborazione avvenga sia a livello di risultati già ottenuti sia a livello di nuove frontiere applicative.