I principi

La logoterapia è stata ideata da Frankl come intervento per aiutare a ritrovare il senso della propria esistenza. In quanto tale, essa si fonda su una concezione propria dell’uomo, con postulati di base e dottrine che la giustificano, nella convinzione che “non c’è una psicoterapia senza una teoria dell’uomo ed una sottostante filosofia della vita” (Frankl 1998b, p. 31).

I lineamenti propri dell’antropologia frankliana mettono in evidenza la considerazione dell’esistenza umana in tutte le sue dimensioni, non solo in profondità, ma anche in “altezza”. Considerato dal punto di vista sia esistenziale che essenziale, l’uomo è un essere finito che continuamente deve passare dal suo essere al suo dover-essere, per cui in lui non si dà coincidenza tra l’essenza e l’esistenza.

Due sono le leggi che Frankl formula a proposito della sua prospettiva pluridimensionale. Si tratta delle due note leggi dell’ontologia dimensionale. “La prima è la seguente: ‘Un solo ed identico fenomeno, proiettato al di fuori delle sue dimensioni in altre dimensioni inferiori alle sue, dà origine a figure diverse in netto contrasto tra loro‘” (Frankl 1998b, p. 38). Egli propone l’esempio di un cilindro, che genera due proiezioni contrastanti: il rettangolo nel piano laterale e il cerchio in quello di base.
In forza della prima legge, applicata all’uomo, commenta: “Privato della dimensione specificamente umana e proiettato nel piano della biologia e della psicologia, l’uomo lascia apparire due diverse immagini di sé reciprocamente contrastanti. La proiezione nel piano biologico metterà in luce solo fenomeni somatici, mentre la proiezione nel piano psicologico rileverà esclusivamente fenomeni psichici. Nella prospettiva dell’ontologia dimensionale, però, l’opposizione or ora presentata non nuoce all’unità dell’uomo. Allo stesso modo il contrasto tra il rettangolo ed il cerchio non contraddice il fatto che si tratta di due proiezioni dello stesso oggetto, cioè del cilindro” (ibidem, pp. 39-40).
La seconda legge afferma: “Differenti fenomeni, proiettati al di fuori della propria dimensione in una stessa dimensione inferiore alla propria, danno origine a figure che appaiono ambigue” (ibidem, p. 39). Avviene così che un cilindro, un cono e una sfera, che abbiano lo stesso diametro, generano in proiezione un cerchio equivalente. Per quanto riguarda la seconda legge scrive: “Se invece di immagini geometriche si prendono in considerazione i fenomeni di Fedor Dostoevskij o di Bernadette Soubirous, proiettandoli nel piano psicologico, lo psichiatra vedrà in Dostoevskij solo un epilettico qualsiasi ed in Bernadette una isterica con allucinazioni visionarie. Non c’è altro da vedere dal punto di vista psichiatrico. Un tale ambito non coglie la prestazione artistica dell’uno, e tanto meno la vicenda religiosa dell’altra. Nel piano psichiatrico ogni fenomeno resta ambiguo, a meno che esso lasci trasparire qualcosa che può stargli dietro o sopra, allo stesso modo come non è possibile riconoscere se sia stato il cono, il cilindro o la sfera a proiettare una determinata ombra circolare” (Frankl 1977, pp. 55-56).
La prima legge è orientata a stabilire l’unità dell’uomo nonostante la molteplicità delle sue dimensioni, mentre la seconda sottolinea che una vera comprensione della personalità si ha soltanto quando si tiene conto che la molteplicità dei fattori che realizzano l’uomo viene concretamente vissuta in una totalità integrata.
Così l’uomo è un’unità, un tutto psico-fisico-spirituale (= noetico): un essere caratterizzato dalla singolarità, dall’irripetibilità, dalla relazionalità, dalla finitudine.

L’essenza di questa esistenza umana, però, si trova nel proprio autotrascendimento. Essere uomo, infatti, significa essere sempre rivolto verso qualcosa o verso qualcuno. L’uomo si protende all’esterno ed effettivamente oltrepassa se stesso e raggiunge il mondo che è pieno di esseri a cui relazionarsi e di significati da realizzare.
L’esistenza umana è autentica soltanto in termini di autotrascendenza ed è proprio l’autotrascendenza a costituire il perno su cui poggiano i tre pilastri della concezione antropologica della logoterapia di Frankl: la libertà della volontà, la volontà di significato e il significato della vita.

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