Editoriale
L’uomo, secondo Frankl, è un essere che decide e continuerà sempre a decidere ciò che è e ciò che sarà nel prossimo istante. Ne segue che, se si vuole comprendere l’interezza del suo essere, non va considerato da un solo punto di vista, ma occorre sviluppare una visione antropologica che abbracci tutte le dimensioni dell’esistenza umana. L’individuo, infatti, si caratterizza per la sua singolarità, irripetibilità e finitezza e, a differenza di quanto affermato da altre scuole di pensiero, per il suo essere una totalità psico-fisico-spirituale, che non concepisce separazioni di alcun genere.
L’originalità di Frankl sta proprio nella definizione della persona come unità nonostante la molteplicità delle sue dimensioni e nell’introduzione nella riflessione psicologica della dimensione noetica o spirituale che fa scoprire la totalità della persona sulla base delle sue relazioni, dei suoi aspetti costitutivi, delle sue espressioni, cogliendo, accanto a ciò che la condiziona, soprattutto la capacità umana di prendere posizione di fronte a qualsiasi fattore biologico, psichico o sociale. L’unicità, la diversità di ogni essere umano rispetto agli altri, la sua «spiritualità», rappresentano la vera radice sia della libertà, che permette all’individuo di rifiutare il dominio delle forze esterne o interne, e sia della responsabilità, grazie alla quale tende verso qualcosa di altro da sé, ovvero significati da realizzare o altri esseri umani da incontrare.
Alla luce della considerazione dell’uomo come eterna e inesauribile miniera di possibilità che non si risolve mai nella sua attualità, trova piena giustificazione e comprensione il costrutto della volontà di significato, da cui traggono forza la lotta per l’esistenza e la sfida a salvare per sempre nel passato quanto viene scelto con quotidiana consapevolezza e responsabilità. In tal modo il riscatto dalla precarietà della transitorietà del tempo aiuta a individuare i compiti che la vita pone e a realizzarli con tenacia e a fronte alta.
In questo orizzonte si stanno muovendo in tutto il mondo i discepoli di Frankl, non solo, o non tanto, per ricordarne nostalgicamente i 100 anni dalla nascita (26 marzo 1905), ma per individuare le modalità esistenziali, cliniche e pedagogiche attraverso le quali comprenderne, attualizzarne e integrarne sempre più il messaggio. Ne sono state prova evidente i lavori intensi e ampiamente apprezzati del convegno La sfida del significato, svoltosi il 26 aprile scorso nella sede dell’Università salesiana. I numerosi partecipanti, infatti, non soltanto hanno goduto di relazioni di alta qualità, ma hanno colto, nel dialogo con persone che sono state particolarmente vicine alla vicenda umana e scientifica del fondatore della logoterapia e analisi esistenziale, lo spessore personale e comunitario di una proposta di vita che lascia emergere sempre nuove e ricche potenzialità.
Aver predetto l’avvento e la diffusione della nevrosi di massa degli anni ’70 già negli anni ’50 e, ancor prima di ciò, averne fornito la terapia negli anni ’30 costituisce il carattere «profetico» dell’intuizione frankliana e il segreto ultimo della sua generatività. Il fondatore della logoterapia amava, infatti, ripetere che «ogni epoca ha la sua nevrosi e ogni epoca necessita di una sua psicoterapia», ma la portata della sua analisi esistenziale si estende ben oltre i confini cronologici del tempo in cui è stata concepita, poiché, al di là delle emergenze contingenti cui intende rispondere, essa riesce a cogliere e tematizzare qualcosa di caratterizzante e di costitutivo della natura umana e della sua stessa esistenza nel mondo, e tocca da vicino lo psicologo, l’operatore sociale, l’insegnante, l’educatore, il medico.
Del resto, le tematiche della logoterapia sono in netta corrispondenza con le problematiche esistenziali dell’uomo d’oggi: basti pensare alle varie forme di disagio che danno origine a fenomeni di dipendenza, di aggressività, di suicidio, e che invocano interventi educativi e sociali ad ampio spettro, oppure all’emergente esigenza di umanizzazione del rapporto terapeutico, oltre che di quello medico, così da porre in primo piano la significatività unica e originale di ogni singola persona, al di là di tendenze riduzioniste e massificanti a livello sociale, culturale, economico, politico, oppure ancora alla valorizzazione della fondamentale capacità che ciascuno possiede di autotrascendersi e di autodistanziarsi, che si traduce anche in originali tecniche per la cura sia di disturbi sessuali (dereflessione) che di stati fobici, ossessivi, compulsivi (intenzione paradossa).
Non va poi dimenticato che Frankl, oltre che essere stato un abile e competente psichiatra, ha dedicato parte del suo tempo libero all’alpinismo, uno sport indubbiamente coraggioso e difficile, grazie al quale è possibile porre in evidenza l’irriducibile «forza di resistenza dello spirito». Se poi si aggiunge il tema già richiamato del tempo e della transitorietà dell’esistenza, rispetto al quale egli si pone al di là dell’immobilismo e del quietismo e oltre la tentazione del pessimismo esistenzialista à la Sartre, per attestarsi su un atteggiamento di «ottimismo del passato» e di «attivismo del futuro», non si è lontani dal vero nell’affermare che Viktor E. Frankl continua a parlare agli uomini e alle donne del nostro tempo, dimostrando la perenne validità di un robusto e ben fondato sistema di pensiero e di azione e offrendo una straordinaria testimonianza personale, propria di chi ha vissuto pienamente e ha trovato il senso della propria vita nell’aiutare gli altri a fare altrettanto.
Eugenio Fizzotti
Approfondimenti
Essere insieme nell’amore
La coppia nei testi delle canzoni, tra crisi e ricerca di senso
Domenico Bellantoni
Nella società del benessere, la coppia sembra aver risposto ai bisogni che Maslow riteneva fondamentali, aprendosi a esigenze e aspettative che hanno a che fare con il desiderio di autorealizzazione. Tale dinamica – come testimoniato anche dai modelli emergenti dai testi delle canzoni più recenti – assume a volte una connotazione fortemente egocentrica, che conduce la coppia a vivere esperienze di «rottura», piuttosto che vissuti di soddisfazione. Nella prospettiva di Frankl sembra possibile come pista di lettura e di soluzione affiancare all’esasperazione del bisogno di realizzazione di sé il dinamismo, eminentemente umano, dell’autotrascendenza, che implica apertura all’altro e al mondo dei valori.
Che senso ha vivere se si è così condizionati?
Attorno al paradigma frankliano della libertà
Eugenio Fizzotti
È indiscutibile l’attualità e la perennità del tema della libertà dal punto di vista filosofico, sociologico, psicologico, etico. In contrapposizione al determinismo freudiano, Frankl ha sempre proclamato la sua profonda convinzione che l’uomo, nonostante i condizionamenti cui è sottoposto, resta sempre in grado di prendere posizione nei loro confronti, grazie alla forza di reazione dello spirito. Un sostegno in tale difesa lo ha ricevuto sia dalle testimonianze dei deportati nei lager nazisti che dall’orizzonte umanistico e personalistico di Gordon W. Allport.
Logoterapia, teologia e senso della vita
Elementi per un confronto tra Viktor E. Frankl e Karl Rahner
Reinhard Zaiser
L’ottimismo e la religiosità hanno caratterizzato il pensiero e la vita personale di Frankl. In uno studio ben documentato, apparso recentemente in Germania, l’autore indica pone a confronto il contributo della logoterapia con la riflessione teologica di Karl Rahner. La ricerca, di cui nelle pagine che seguono si dà un breve resoconto, non pone le basi per un atteggiamento di pregiudizio nei confronti di chi non sente o non vive il valore e il significato della fede, ma invita a cogliere elementi di verifica e di collaborazione con serietà scientifica e rigore metodologico.
«Spirito», archetipi e responsabilità
Il determinismo culturale nella psicologia di Carl Gustav Jung
Grzegorz Wierzba
Nell’orizzonte psicologico un posto di rilievo è occupato dalla prospettiva dello psichiatra svizzero Carl Gustav Jung, che evidenzia il ruolo dell’inconscio collettivo e della ricerca di una realizzazione che non apre al mondo oggettivo dei valori, ma rinchiude l’uomo in se stesso, nelle sue dinamiche istintive, in un processo di «immaginazione fantastica» che sembra slittare nello spiritismo invece che nella spiritualità. Ne scaturisce una visione riduttiva della responsabilità, il cui esercizio trascura le dimensioni del compito esistenziale che l’uomo è chiamato a realizzare.
Esperienze
Orizzonti di educazione al senso della vita
Una proposta per risolvere la «questione congolese»
André Etandala
Le ricchezze culturali e territoriali della Repubblica Democratica del Congo non coincidono con il benessere sociale, economico ed esistenziale dei suoi abitanti. La «questione congolese», che vede minacciato soprattutto il futuro dei giovani, costituisce la piattaforma per un approfondimento indispensabile da cui far nascere proposte di rinnovamento sia teorico che politico. Alla luce delle vicende storiche di tale paese e nell’orizzonte teorico della logoterapia e analisi esistenziale di Frankl viene ipotizzato un itinerario di educazione al senso della vita che faccia leva sulla libertà e la responsabilità e coinvolga tutte le principali agenzie educative.
Ascoltare i propri figli. Un’esperienza di training rivolta alle coppie di genitori/2
Terzo e quarto incontro: La percezione e il rispetto dell’altro
Domenico Bellantoni
È tipicamente frankliano il tema della centralità dell’altro nel dialogo. Anche i genitori non possono fare a meno di riconoscere e accettare che l’altro è un Tu e come tale rappresenta non un oggetto da manipolare e da gestire, ma un soggetto, portatore di una ricchezza e di una diversità che obbliga al rispetto che nasce, prima di tutto, da un’accurata percezione e poi dalla capacità dimetterci in «ascolto» della sua unicità.
Asterischi
Vincenzo Andraous
Nato a Catania il 28 ottobre 1954, detenuto nel carcere di Pavia e condannato all’ergastolo «fine pena mai», Vincenzo Andraous usufruisce di permessi premio e lavoro esterno e, in regime di semilibertà, svolge attività di tutor-educatore presso la Comunità «Casa del Giovane» di Pavia. Per anni è stato uno degli animatori del Collettivo Verde del carcere di Voghera, impegnato in attività sociali e culturali con le televisioni pubbliche e private, con Enti, Scuole, Parrocchie, Università, Associazioni e Movimenti culturali.