Ricerca di senso 2008-2

Archivio

Editoriale
A uno sguardo superficiale sembrerebbe che gli adolescenti, avendo la loro attenzione focalizzata sull’immediato da raggiungere e da consumare, non siano in grado di identificare dei valori o delle certezze personali su cui impostare le proprie scelte, e questo perché ancora non sono dotati abbastanza di strutture cognitive e motivazionali a partire dalle quali operare delle scelte personali all’interno di un quadro di riferimento ben consolidato.
Va però anche sottolineato che tutto ciò che riguarda il loro mondo interiore e relazionale non necessariamente rappresenta una forma latente o evidente di egocentrismo. Infatti, alla base dei conflitti specifici della loro età gli adolescenti attraversano un processo di crescita nel quale ricercano il senso della loro esistenza e sembra quanto mai plausibile affermare che la scoperta della propria identità avviene soprattutto quando sono impegnati nel servizio verso gli altri. Ciò vuol dire che dietro i loro comportamenti, i loro vissuti e le loro esperienze c’è pur sempre il desiderio di esplorare dei bisogni più essenziali (quali appunto la maturazione di relazioni più autonome e più affettivamente coinvolgenti), che li porta ad autotrascendersi in vista di obiettivi che diano senso al loro processo di crescita.
In tale orizzonte risulta quanto mai interessante e originale una ricerca sperimentale, condotta da un’équipe di docenti e ricercatori dell’Università Salesiana e dell’Università «La Sapienza» di Roma, che ha coinvolto un campione sufficientemente rappresentativo di 3.024 adolescenti, con un’età media di 17,20 (1.557 maschi e 1.467 femmine), provenienti per il 61,74% dal Centro, per il 26,03% dal Sud, per il 12,23% dal Nord, e frequentanti per il 59,66% il Liceo, per il 33,11% gli Istituti tecnici/professionali, per il 2,48% la Scuola Media e per il 4,75% l’Università.
Assumendo come quadro teorico di riferimento la visione di Viktor E. Frankl, secondo cui il senso della vita non svanisce mai e può essere sempre trovato e realizzato nelle più disparate e talvolta disperate situazioni di vita, e partendo dalla constatazione, che sta sotto gli occhi di tutti, che gli adolescenti mostrano alti livelli di apatia, noia e scarsa motivazione al successo nella vita e sono più vulnerabili di altri a sintomi quali la depressione o altre forme di disagio psichico, i ricercatori hanno voluto indagare la relazione tra ricerca di senso e livello di disagio psicologico, ottimismo, soddisfazione, autoefficacia regolatoria, attaccamento ai genitori e al gruppo dei pari e prospettiva temporale. Tali dimensioni, infatti, più di altre sembrano rilevanti nell’analisi della ricerca di senso in adolescenza, poiché possono essere considerate come fattori di rischio o di protezione.
Avvalendosi di strumenti di rilevazione ben convalidati a livello internazionale, la ricerca, i cui dati sono presentati nel volume Adolescenti in ricerca. Itinerari di sviluppo tra dubbi e certezze (Las, Roma, 2007), ha potuto verificare che gli adolescenti sono consapevoli, durante il periodo di crescita, che le loro esperienze di vita sono limitate e che la ricerca di un significato è intrinsecamente legata alle loro azioni, soprattutto quelle che confermano i loro successi nell’ambito delle relazioni.
L’analisi attenta dei dati ha fatto anche emergere che non pochi adolescenti hanno una percezione della propria esistenza connotata da malessere psicologico, da un senso di forte inutilità che non permette loro di attivare l’esplorazione e l’impegno nei compiti di sviluppo specifici di questa età. Nello stesso tempo molti accentuano, facendo leva sugli aspetti affettivi ed emotivi, che la propria vita è entusiasmante, mentre solo un piccolo numero considera la propria vita «altalenante», caratterizzata anche da fasi critiche.
Il riconoscimento dei valori di prosocialità e di altruismo e l’acquisizione, anche parziale, di autonomia permette agli adolescenti di intraprendere nuove attività e di adottare stili di condotta diversi, collegati a nuove modalità di mettersi in rapporto con gli altri. Per questo motivo essi sottolineano l’importanza non solo della realizzazione professionale futura ma anche, e soprattutto, dei valori dell’altruismo e della prosocialità.
La medesima ricerca ha evidenziato in termini molto chiari che l’instabilità emotiva e lo scarso riconoscimento di sé vanno di pari passo con la crescente capacità di riflettere su di sé, con la scoperta del relativismo di ogni posizione, con il riassetto delle funzioni del monitoraggio affettivo tra figli e genitori, con un atteggiamento più positivo verso la vita e il futuro, con la dinamica esplorazione di spazi nuovi in cui esercitare la propria autonomia.
Non va, infine, trascurato il facile rischio di limitarsi alla transitorietà del momento presente e, di conseguenza, di non cogliere il collegamento tra le singole esperienze che si vivono, le ripercussioni che esse possono avere sul futuro, la responsabilità di prendere delle decisioni che, inserite in un progetto esistenziale più ampio, mettono le basi per un futuro robusto. Ciò vuol dire che il giovane, pur se nelle contraddizioni e nella fragilità che lo caratterizzano, è disponibile a partecipare in forma attiva agli eventi, piccoli o grandi, della storia, dell’ambiente in cui vive, della società politica e comprende che è quanto mai indispensabile un impegno sociale concreto, fatto di scelte coraggiose, a volte controcorrente.
Eugenio Fizzotti

Approfondimenti
Viktor E. Frankl
Aspetti clinici della logoterapia
Avvalendosi di una ricca casistica, dovuta sia alla propria attività clinica che a quella dei suoi collaboratori, e facendo leva su ricerche sperimentali, Frankl dimostra ancora una volta la bontà dei suoi metodi clinici, senza nulla togliere al ruolo insostituibile della relazione interpersonale con il paziente. Il testo, edito nella rivista «Hippokrates» nel 1967, vol. 38, pp. 938-942, con il titolo «Klinische Aspekte der Logotherapie», è stato tradotto da Silvia Romanin Jacur con la supervisione di Eugenio Fizzotti.

Bartolomeo Sorge
Educazione alla politica e senso della vita
Con la fine della civiltà industriale e la nascita della civiltà post-moderna o tecnologica si è verificata una situazione di crisi che coinvolge le istituzioni (famiglia, lavoro, scuola, politica…) e mette in crisi il senso stesso della vita. Con un’educazione alla politica che parta dal primato della persona, dalla solidarietà e dalla laicità, si ripensa l’esercizio e la tutela dei diritti umani, si riformano le istituzioni, si difende il lavoro attraverso l’innovazione e la lotta alla precarietà, si rifiuta il razzismo, si favorisce la politica dell’accoglienza e dell’integrazione dei flussi migratori, si tutela l’ambiente e si facilita la collaborazione internazionale.

Daniele Bruzzone
Noi siamo un racconto
La scrittura di sé come autoanalisi e ricerca di senso
Le pratiche dell’autoanalisi e della scrittura autobiografica, emblematicamente sperimentate da Viktor E. Frankl nella tragica esperienza dei campi di concentramento, sono strettamente connesse allo scopo specifico della logoterapia: la ricerca di senso e la progettazione esistenziale. Esse rappresentano pertanto strumenti metodologici dal grande potenziale terapeutico nel lavoro clinico ed educativo.

Eugenio Fizzotti
Frutto maturo della pienezza esistenziale è la felicità
Lineamenti dell’antropologia frankliana
La recente pubblicazione di un nuovo volume di Frankl, dal significativo titolo «Come ridare senso alla vita. La risposta della logoterapia» (Milano, Paoline, 2007) permette ancora una volta di sottolineare le linee portanti di una visione antropologica che, superando le secche del riduzionismo e dello psicologismo, consente di vedere la felicità come frutto maturo di una pienezza esistenziale aperta al mondo, agli altri, alla trascendenza.

Ermanno Pavesi
Friedrich Schleiermacher e la crisi di senso nella civiltà moderna
Una difficoltà della logoterapia?
La rilevazione sorprendente che la logoterapia, per la quale l’uomo per il proprio equilibrio psichico ha bisogno di un senso e il disagio psichico dipende anche dalla mancanza di senso, ha una diffusione minore di altre scuole di psicoterapia, può essere collegata al contributo offerto da Friedrich Schleiermacher, il quale mette in dubbio la capacità della ragione e dell’intelletto di farsi un’idea dell’essenza delle cose e contribuisce, tra l’altro, allo sviluppo di teorie relativistiche per le quali non ha senso porsi il problema del senso. Prendendo atto che la crisi di senso contemporanea ha profonde radici culturali, la logoterapia può approfittare del dialogo con filosofie aperte al problema del senso.

Gabriele Quinzi
Il riduzionismo nella filosofia della mente
Tra complessità dell’essere umano e orizzonti di senso
Il tema della mente è tornato prepotentemente al centro dell’interesse degli studiosi e il dibattito filosofico che ne è scaturito, di tipo sostanzialmente riduzionista, sembra proprio l’ultimo assalto mosso contro le posizioni che difendono l’autonomia del mentale e la complessità dell’essere umano. Al tentativo di ridurre la mente a un mero oggetto della fisica e all’assunto naturalistico che i principi e le leggi naturali sono alla base degli eventi della natura, compresi il corpo umano e la mente, si oppone la visione esistenziale di Frankl e di quanti intendono recuperare la soggettualità, l’autocoscienza e l’identità personale per mezzo di un’analisi personalistica e fenomenologica.

Domenico Bellantoni
La cura dei disturbi sessuali
Per un approccio analitico-esistenziale frankliano
La ricerca scientifica sembra giunta ormai al punto di riconoscere che — storicamente e attualmente — l’approccio analitico-esistenziale di Frankl possa essere considerato, anche in virtù di un’originaria apertura all’integrazione, un intervento elettivo nella cura dei disturbi sessuali che vengono considerati e affrontati mediante una strategia terapeutica «a tenaglia», capace cioè di «attaccare» il disturbo al livello sia sintomatico che dei significati sottesi. Di conseguenza le accuse, spesso rivolte all’approccio frankliano, di spiritualismo e/o di una visione dell’uomo eccessivamente positiva, risultano assolutamente infondate e originate unicamente da scarsa conoscenza.

Esperienze

Aldo Bertelle
Educare per sempre
Un comune viaggio tra strade, vette e cespugli
Il Museo dei Sogni, della Memoria e dei Presepi di tutto il mondo, realizzato dai ragazzi e dagli educatori di Villa San Francesco a Facen di Pedavena (BL) con tenacia, fatica, gioia e stupore, non è solo un sogno prodotto e speso per le future nuove generazioni di tutti i Paesi del mondo, capace di trasmettere la forza delle idee positive per cambiare e arricchire il mondo, ma testimonia la validità di un metodo coeducativo che coinvolge collettivamente ragazzi, educatori, volontari, collaboratori e formatori.

Monica De Carolis e Marius Spula
Il senso della famiglia oggi
Un itinerario psico-educativo per genitori di ragazzi adolescenti
All’interno dell’esperienza, durata due anni, di un Servizio Psico-pedagogico scolastico presso l’Istituto Comprensivo «Vincenzo Pacifici» a Villa Adriana (Roma) con circa 70 famiglie, i percorsi psico-educativi non sono nati dall’esigenza riparativa ma dalla volontà di accompagnare la normalità delle transizioni familiari e, nello specifico, la fase adolescenziale dei figli, in uno spazio di condivisione e di reciprocità. Il ben-essere della famiglia, infatti, non è considerato fine a se stesso ma parte integrante e promotore del ben-essere della società.

Paola Versari
Homo ridens e homo patiens
Significato e valore dell’umorismo nella logoterapia
Con il suo atteggiamento umoristico il logoterapeuta «si presenta» al paziente con la sua carta d’identità esistenziale e dichiara — implicitamente — anche il suo essere proiettato oltre se stesso. Così facendo, egli favorisce una relazione terapeutica che si sviluppa fondamentalmente nella sua connotazione esistenziale, orientata verso il mondo dei significati. In una parola, l’umorismo del terapeuta, nella sua vasta gamma di atteggiamenti, facilita l’orientamento esistenziale del paziente e, come ogni atto umoristico, lascia spazio alla sua stessa creatività.