Ricerca di senso 2009-3

Archivio

Editoriale
Ero presente nel 1975 quando Viktor E. Frankl, inaugurando la settimana del libro all’Hofburg di Vienna, scelse come tema originale e provocatorio del suo intervento la possibilità di utilizzare il libro come strumento terapeutico. A suo parere, infatti, «il libro giusto al momento giusto ha evitato il suicidio di molte persone, e noi psichiatri lo sappiamo molto bene. In questo senso il libro offre un autentico aiuto per vivere bene e per morire bene. Ho davanti a me i testi di numerose lettere scritte sul letto di morte e di altre scritte dal carcere: da tutte traspare in modo commovente quanto un libro qualsiasi, anche una semplice frase, possano significare in certe situazioni di isolamento esterno e di apertura interiore».
Con tali affermazioni egli aprì un nuovo orizzonte nel vasto campo della ricerca psicologica.
«È nota — affermò — la fame di letture della gioventù, che istintivamente sa quali sorgenti di forza, a sua disposizione, siano i libri. Ma non siamo con gli occhi bendati. Non sempre il libro riesce, Dio sa come, a produrre effetti positivi. Sotto l’influenza dell’indottrinamento di massa, come emerge già dai titoli di certi best-seller, il lettore non riesce più a vedersi come persona, ma piuttosto — e mi riferisco appunto a due best-seller — come “La scimmia nuda” o come un apparato e un meccanismo “Oltre la verità e la dignità”. A ciò si aggiunga il nichilismo di oggi. Il nichilismo di ieri cianciava del nulla; il nichilismo di oggi si tradisce con l’espressione “nient’altro che…”. L’individuo sarebbe “nient’altro che” il risultato di processi produttivi, di ereditarietà e di ambiente, di condizioni e circostanze socioeconomiche e psicodinamiche e quant’altro sa il diavolo cosa. In ogni caso l’uomo viene considerato quale vittima di situazioni, mentre in realtà egli è artefice delle situazioni, quanto meno il creatore delle situazioni e, quando ciò è necessario, colui che può modificarle».
Accanto al nichilismo Frankl pose un altro segno che stigmatizza la cultura del nostro tempo, ed è il cinismo. «È diventato di moda — egli asserì — prendersi gioco del mondo intero, dire male del prossimo, mandarlo all’inferno. Naturalmente, non rientra fra i compiti della letteratura mascherare la realtà, rappresentarla più tranquilla di quanto non sia; alla letteratura compete piuttosto il compito di indicare, al di là della realtà, la possibilità di cambiarla, di trasformarla. Il mondo va di male in peggio, che scoperta! Va male perché è malato. Ma come medico mi ripugna limitarmi a questa constatazione. Il mondo è malato, ma è curabile. E una letteratura che non tenga conto di questo, che rifiuti di essere in questo senso medicina e che rifiuti di partecipare alla lotta contro le malattie dello spirito del tempo, questa letteratura non offre un aiuto terapeutico, ma è un sintomo, uno dei sintomi della nevrosi di massa alla quale dà pure una mano. Se uno scrittore non è in grado di rendere il lettore immune dalla disperazione, deve per lo meno smetterla di contagiarlo con la disperazione».
E partendo dal tema dell’influsso del libro sulla formazione dell’uomo, Frankl ritornò alla sua originale e profetica lettura della nevrosi di massa che è caratterizzata da un sentimento di vuoto che continua a guadagnare terreno. «L’uomo di oggi — sostenne con forza — non è più un frustrato a livello sessuale, ma è un frustrato sul piano esistenziale. Soffre di meno di un senso di inferiorità, ma soffre di più per un senso di assurdità, di vuoto esistenziale. L’aumento di fenomeni a diffusione generale, quali l’aggressività e la criminalità, le tossicodipendenze e il suicidio, è da ricondurre proprio al senso di assurdità. Non per niente, gli incidenti stradali e il suicidio si collocano ai primi due posti tra le cause di morte».
Come venirne fuori? Frankl, riferendosi alla perdurante crisi economica del mondo occidentale, strettamente collegata a una crisi di energia, osò affermare che «mentre prima la gente aveva abbastanza di che vivere, ma molti non sapevano per che cosa dovessero vivere, ora è tempo di spostare l’accento dai generi alimentari allo scopo della vita, al senso della vita. E diversamente dalle fonti di energia il senso è inesauribile. Non c’è nulla più del libro che sia capace di mettere in moto, come catalizzatore, un ritrovamento del senso. E che la persona riesca in questo modo a tenersi a galla (almeno interiormente) in momenti di depressione economica è dimostrato dal fatto che nei Paesi con maggiore disoccupazione vengono venduti e letti più libri».
Un successivo elemento depone a favore della sua tesi: a differenza dei mass media e del condizionamento da essi esercitato il libro esige selettività. «Non si può aprire e chiudere un libro come si fa con la radio o la televisione — affermò —. Per un libro occorre una decisione, una scelta; occorre acquistarlo o, quanto meno, prenderlo in prestito; occorre leggerlo, soffermandosi di tratto in tratto per pensare. Così, in un mondo del lavoro che corre il rischio della disumanizzazione la persona crea delle isole sulle quali non solo può dilettarsi, ma anche riflettere, meditare e concentrarsi. Il tempo libero utilizzato per leggere non crea motivo di evasione di fronte a se stessi e al proprio vuoto, ma aiuta la persona a “rientrare in sé”. In una parola, il libro non serve a un’attività ricreativa centrifuga, ma a una centripeta. Libera dalla pressione del lavoro e della vita attiva e richiama alla vita contemplativa, a un’esigenza meditativa, anche se soltanto saltuariamente».
Frankl ha talmente creduto a quanto asserì nel 1975 nell’Hofburg di Vienna da impiegare buona parte della sua vita a scrivere libri. Nonostante siano trascorsi 12 anni dalla sua morte, i lettori, in tutto il mondo, continuano a crescere. Giustamente, quindi, si può affermare che lungo tutti i suoi 92 anni non è mai vissuto invano.
Eugenio Fizzotti

Approfondimenti

Viktor E. Frankl
Determinismo e umanesimo
Ancora una volta Frankl dimostra la sua sistematica opposizione al pan-determinismo psico-socio-fisiologico e il suo profondo rispetto per la libertà dell’uomo e per la sua radicale capacità di prendere posizione nei confronti dei condizionamenti cui è sottoposto. Il testo originale, del quale Eugenio Fizzotti ha eseguito la presente traduzione, è apparso con il titolo «Determinismus und Humanismus» nel volume di Frankl «Der Wille zum Sinn» (1978, pp. 151-171).

Eugenio Fizzotti
Prospettive esistenziali della ricerca di senso.
Le basi filosofiche del pensiero e della prassi di Viktor E. Frankl
Nel suo percorso formativo Frankl assume alcune essenziali pro-spettive dell’esistenzialismo, grazie alle quali evidenzia aspetti e questioni che gli permettono di giungere alla piena comprensio-ne del modo di essere della persona che avverte un disagio psichico che può anche manifestarsi in forme patologiche. Il ricorso ad alcune enunciazioni di Heideg-ger, di Kierkegaard, di Scheler e di altri filosofi dell’esisten-za è, pertanto, motivo di approfondimento a-teoretico del mondo umano e di chiarificazione del suo deciso orientamento sul piano della ricerca clinica e dell’indagine psicoterapeutica.

Daniele Bruzzone
Consulenza filosoficamente» orientata.
La logoterapia di Viktor E. Frankl come prototipo
Sulla base di un’accurata documentazione a livello storico-culturale, filosofico e metodologico è possibile individuare abbondanti elementi di convergenza tra la logoterapia di Frankl, la consulenza filosofica e il counseling a orientamento umanistico-esistenziale. Il logoterapeuta, infatti, sollecita il suo interlocutore a mettere in discussione la propria visione del mondo, a cercare il senso insito nella situazione attuale e ad assumere decisioni responsabili in ordine al proprio divenire.

Domenico Bellantoni
Dal significato del sintomo al significato della vita.
Psicoterapia e ricerca di senso
In un tempo di superamento delle barriere ideologiche e di integrazione di visioni differenti appare quanto mai feconda la possibilità di un confronto tra gli indirizzi psicologici di stampo cognitivista e l’Analisi Esistenziale di Viktor E. Frankl, per verificare la possibilità di un reciproco arricchimento e di un sempre più efficace servizio all’uomo. La presentazione delle peculiarità dell’approccio frankliano consente di individuare le risposte a una serie di quesiti sollevati in merito alla funzionalità di inserire il tema della ricerca di senso in ambito clinico.

Giuseppe Crea
Nuove opportunità di senso e psicologia transculturale.
L’esperienza dei preti extracomunitari
La presenza di sacerdoti stranieri è un fenomeno che sta toccando da vicino l’intera comunità ecclesiale, le parrocchie, l’attività pastorale, al punto da influenzare le previsioni future sulla strutturazione e sull’organizzazione pastorale stessa. È importante chiedersi come l’esperienza di migrazione dei sacerdoti extracomunitari incide positivamente sul senso esistenziale della loro missione sacerdotale e sul loro stesso benessere psicologico, nella misura in cui riescono ad adattarsi e a integrare le novità che incontrano.

Esperienze

Alexander Batthyany
Un lascito da preservare e da tramandare.
L’«Archivio Viktor Frankl» di Vienna
La ricerca scientifica nel campo della logoterapia e analisi esistenziale viene facilitata dalla consultazione dei preziosi e abbondanti materiali dell’«Archivio Viktor Frankl» di Vienna che, in buona parte già catalogati e classificati da Alexander Batthyany, suo diretto responsabile, permettono di verificare la storia, gli sviluppi e le prospettive sia dei presupposti teorici che delle prospettive applicative della «Terza Scuola Viennese di Psicoterapia».

Pasquale Riccardi
Il supporto alla madre di un figlio schizofrenico.
Linee di intervento in chiave logoterapeutica
Attraverso l’appello al senso della vita e ai valori da realizzare è possibile attuare clinicamente un intervento logoterapeutico che dia sollievo e riesca a orientare all’azione in tutte quelle situazioni vissute dalla persona come inevitabili. Seguendo questa prospettiva, viene descritta a grandi linee la vicenda di una donna che, colpita da una sofferenza vissuta come senso di colpa insopportabile, riesce a cogliere la responsabilità della propria funzione materna e apprende a distanziarsi dalla disperazione.